giovedì 21 febbraio 2008

We Can (Change our Slogan)

"Si può fare".
Non è che non funziona come slogan in sé, nel contesto delle primarie democratiche negli Stati Uniti (e probabilmente anche altrove), lo slogan è geniale. Racchiude in poche parole il messaggio principale e lo spirito della campagna di Obama. In un'America che cerca riscatto, "Yes we can" vibra come ritornello estivo.
È comprensibile, visto l'umore della base del centro sinistra in questo momento pre-elettorale, cercare qualcosa che dia energia ai propri militanti. In questo senso potrebbe essere utile, nel breve.
Ma è una scelta incompleta, o almeno così comincia ad apparire a tanti. Se lo nota anche uno come Alfonso Signorini (che si occupa di costume, non di comunicazione politica) nella sua trasmissione mattiniera su Radio Monte Carlo, lanciando un appello agli ascoltatori a mandare contributi migliori, dovrebbe cominciare a sembrare già vecchio agli strateghi del Pd.
Oltre ad essere un caso unico il fatto che uno dei principali partiti di una nazione europea adotti paro paro lo slogan da una campagna americana (una primaria in corso), è importante ricordare che, in Italia, il PD rappresenta la maggioranza uscente.
Obama, nella campagna americana, rappresenta lo sfidante, non l'uscente. Un messaggio di empowerment ha più senso. Ma, soprattutto, con lui il collegamento è diretto, non è mediato dall'immagine di altri. Quando lo usa Veltroni passa, necessariamente, per Obama.

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