Obama vince nel Maine
| Cambia poco nel concreto, ma molto dal punto di vista simbolico. Poco perché il Maine manda soltanto 24 degli 4.049 delegati al congresso democratico e perché il meccanismo di voto, il caucus (assemblee di simpatizzanti di un partito che si dichiarano pubblicamente per un candidato e poi si contano), gli consentirà di ottenere poco più della metà dei delegati nonostante l'ampio distacco in termini di punti percentuali. Fa parte delle regole. Nel Nevada, sempre per i meccanismi e le regole locali del caucus, Obama ha preso un delegato in più nonostante avesse registrato meno consensi di Hillary Clinton. Ma la vittoria di Obama nel Maine è stata importante perché, come nell'Iowa e con le vittorie schiaccianti in altri stati del "vecchio West" come Minnesota, North Dakota, Colorado e Idaho, dove è molto contenuta la quota dell'elettorato di colore o di altre minoranze, il "candidato nero" sfonda. In una sua analisi Mino Fucillo ha descritto Obama come "...il complesso di colpa interiorizzato per il bushismo e la speranza di indistinti giorni migliori". Ma è una questione di senso di colpa o è il fatto che oramai, almeno in quelle parti degli Usa dove la popolazione nera è minoritaria, gli americani, o quantomeno l'elettorato democratico, quasi non ragiona più in termini di razza? In quell'America oramai abituata all'idea di un presidente nero o donna, grazie a popolarissime serie televisive come "24", la "carta razza" di Obama funziona proprio perché quasi non la usa. Obama sa di non averne bisogno. Non ha bisogno di dimostrare che è nero, ma che potrebbe fare il presidente. D'altra parte, chi non lo voterebbe a causa del colore della sua pelle non voterebbe comunque un candidato presidente democratico. |
Pubblicato prima in: http://www.agenziaelettorale.it/electionrace/maine.html
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